Quest’anno scordiamoci le belle gite sulla neve e le attesissime settimane bianche. Ma nulla è perduto... si possono trascorrere momenti di sport invernale, all’aria aperta, senza il pasticcio degli assembramenti. Come? Per chi non può fare a meno di svolgere attività fisica sulla neve, esistono delle alternative sportive in sicurezza e mozza fiato. Cosa ne dite di provare a praticare trekking sui monti seguendo le mura dei Forti di Genova? Invece se qualcuno avesse un’enorme nostalgia per la neve e non la vede da molto tempo e vuole godersela, può sempre inerpicarsi sulle alture sopra a Cogoleto e Varazze per conoscere il Beigua Geopark e godersi una ciaspolata in mezzo alla natura selvaggia, sospesi tra le Alpi e il Mar Ligure. Gli amanti del cicloturismo potrebbero provare a pedalare lungo la tappa Genova-Sestri levante oppure Genova-Finale Ligure. Per gli appassionati del fuoristrada, in queste ultime settimane, nella zona del Righi, hanno ripulito molti sentieri, praticabili anche dai meno esperti. Naturalmente, per chi ama il brivido, può divertirsi su sentieri più tecnici, tenuti in ordine dai manutentori della Righi Val Bisagno.
Per non aggravare la situazione sanitaria, creando assembramenti, si possono provare esperienze sportive ideali come queste. Praticando trekking e cicloturismo, riusciamo a fare a meno dei mezzi pubblici e aiutiamo la natura riducendo l’inquinamento dell’aria.
Praticare sport all’aria aperta migliora le proprie condizioni fisiche e mentali. Il bello di svolgere queste attività fisiche è anche quello di scoprire nuovi posti. In questo modo, possiamo provare interesse verso cose di cui ignoravamo l’esistenza. Grazie a questa - finora - sconosciuta attività, il turismo sta riprendendo quota. Infatti, nel 2019 c’erano in italia solo 20,5 milioni di cicloturisti, invece oggi si registrano numeri pari a 26 milioni di persone che praticano un turismo più consapevole, bio e libero.
Ale Prezzo
In questi giorni molti si stanno chiedendo come saranno le vacanze di natale con le restrizioni per covid 19. Quelle del 2020 saranno le prime festività natalizie nell’epoca coronavirus: il prossimo 3 dicembre scadranno le misure introdotte con l’ultimo Dpcm. Il governo continua a ripetere lo slogan ‘Natale responsabile e rigoroso’, ma quanto inciderà sulle tradizioni degli italiani? Per quanto riguarda lo shopping, acquistare i regali di Natale sarà sicuramente diverso quest’anno: specialmente in alcune grandi città e nel weekend, come sta già avvenendo ora, le compere saranno limitate. In merito al cenone, sembra ipotizzabile che non si possa essere più di sei a tavola: bisognerà, dunque, condividere la tradizione del cenone natalizio soltanto con conviventi e parenti stretti. Per quanto riguarda, invece, gli spostamenti, interdetti nelle zone rosse e limitati in quelle arancioni, sarà sempre consentito il ritorno alla residenza o al domicilio. Per quel che concerne il cosiddetto ‘coprifuoco’, ben sappiamo come sia vietato uscire dalle ore 22 in tutta Italia, ma il limite, in occasione del Natale, potrebbe essere spostato alle 23 o a mezzanotte la sera del 24 dicembre. Magari un po’ più in avanti anche a Capodanno: vedremo quale saranno le decisioni del governo. Comunque per adesso non ci rimane che accontentarci e stare insieme ai nostri familiari stretti per quest’anno, l’importante è stare in compagnia cercando di non mettere a rischio la sanità dei nostri cari, la pandemia in fondo ci ha insegnato a non dare più nulla per scontato.
Ritorno al presente……Dal sette gennaio si rientra a scuola
Oggi possiamo dire che quanto scritto l’anno scorso riguardo le feste di Natale si sia verificato : in fin dei conti abbiamo vissuto un natale più “ristretto” ma insieme ai nostri cari .Comunque siamo riusciti a festeggiare la nascita di Gesù e a vivere il Natale in modo più essenziale.
Il 25 dicembre Gesù nasce e accanto c’erano Giuseppe e Maria dunque un “Natale in Famiglia” cosi abbiamo assaporato la bellezza, il calore della famiglia senza dover rincorrere feste, cenoni e regali- acquisti natalizi.
Con il nuovo anno le scuole aprono nuovamente le classi si potrà frequentare al 50% in presenza.
Staremo a vedere come procederemo, sicuramente più contenti di stare insieme.
Gioel
Durante il lockdown i social si sono rivelati davvero importanti e il loro utilizzo è notevolmente cresciuto. E’ stato calcolato che il tempo speso sui social ad aprile 2020 è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019. Possiamo dire infatti che il lockdown è stato alleviato dall’uso della tecnologia. Basta pensare allo smart working e alla didattica o formazione a distanza. Le piattaforme più usate sono state quelle che permettono le videochiamate e oltre a quelle già in uso come zoom se ne sono affermate altre come Google Meet, precedentemente usato quasi unicamente dalle aziende. A poco a poco anche i social si sono adeguati: Whatsapp ha ampliato le videochiamate fino a otto utenti; Facebook ha puntato sul trasferimento online di eventi annullati in presenza e sui videogiochi con l’app Gaming; Instagram ha introdotto stories a tema per spingere gli utenti a seguire le regole del lockdown; Tik Tok ha sostenuto la raccolta fondi della Croce Rossa italiana; Linkedin ha introdotto la funzionalità “video presentazione” per facilitare la selezione dei candidati e le assunzioni. Noi allievi del CNOS eravamo già abituati ad usare la piattaforma IVOA e, quando dalla formazione in presenza siamo passati alla formazione a distanza, all’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica per abituarci alle video-lezioni, ma poi abbiamo considerato questa modalità una buona occasione per migliorare le nostre competenze nell’uso del computer. La FAD ci ha evitato di perdere un anno di scuola.
Come avremmo fatto noi e tutti gli altri ragazzi se l’epidemia fosse scoppiata alcuni decenni fa in cui non esistevano piattaforme come IVOA o Google Meet che stiamo usando ora? Allo stesso modo lo smart working si è rivelato una carta vincente per permettere la continuazione di tante attività che altrimenti sarebbero state interrotte.
Ben venga dunque la tecnologia e il suo utilizzo sempre in aumento nel difficile periodo che stiamo vivendo.
Pier
Ho iniziato a frequentare l’istituto del don bosco a sei anni in quanto i miei genitori mi hanno iscritto alla scuola primaria dei salesiani. Mi è subito piaciuta l’accoglienza da parte degli animatori, in particolare il saluto del mattino. Prima di entrare in classe ci si ritrovava tutti in oratorio per augurarci una buona giornata e condividere la riflessione del mattino fatta dal don. Purtroppo non avevo molti amici, ma questo non era un grosso problema perché trascorrevo tanto tempo in compagnia dei miei tutor. Ricordo con affetto le insegnanti che mi avevano capito ed aiutato. I miei genitori hanno deciso in quinta di iscrivermi in un’altra scuola, anche se mi mancavano tanto l’estate ragazzi e l’oratorio. Questo mio allontanamento dal Don bosco è stato solo momentaneo perché, dopo l’esame di terza media, mi sono riscritto per frequentare il CNOS FAP.
In questa scuola mi trovo decisamente meglio perché è un ambiente dove è facile fare amicizia. Se hai un problema i professori riescono a venirti in contro con molta facilità e sono sempre molto disponibili ad ascoltarti. L’ambiente di questo istituto professionale mi è piaciuto decisamente .
Ale Prezzo